lunedì 24 giugno 2013

Tema del movimento in "Architettura e modernità"


Nella parte settima del libro “Architettura e modernità” ritrovo il tema del movimento in architettura affrontato in vari punti.

Partendo dal Kiasma di Steven Holl, che nella sua forma di due corpi intersecati, uno rettilineo e l’altro arcuato che avvolge il volume prismatico, richiama il tema del movimento: immaginando le due linee che partono da direzioni opposte e si incrociano nel punto dove nasce l’edificio. Ma non è solo questo Holl parte dall’esterno, dalla griglia urbana, le preesistenze, i movimenti per manipolare i volumi del museo e da questo inventa nuove dinamicità e spazialità: “i flussi si incrociano come nervi, concettuali e fisici, e dal loro intreccio nasce l’architettura”.
                        
È la volta poi di Santiago Calatrava anch’egli catturato dal movimento delle strutture, non a caso la sua tesi di dottorato riguarda la possibilità delle strutture di piegarsi e racchiudersi. Le sue opere sia che si muovano effettivamente sia che siano ferme suggeriscono sempre la possibilità del movimento: nelle porte pieghevoli dei Magazzini Ernsting in cui ogni asta che compone la chiusura, ruotando lungo una linea curva, si apre e si chiude come le ciglia dell’occhio ottenendo un effetto di tridimensionalità dinamica.
 
Per finire con l’ultimo capitolo in cui incontriamo Frank Gehry e la sua modalità di progettare combinando due arti, da una parte gli spazi concepiti come una scena teatrale, dall’altra la scena che si trasforma perché i suoi personaggi sembrano parlare, muoversi, ballare. Ad esempio la biblioteca  F.Goldwyn, situata a Hollywood, è una struttura in cui gli spazi anche se ridotti, sollecitano a vivere l’edificio in maniera aperta, gioiosa, libera, al suo interno è luminoso. È un edificio che ha uno schema simmetrico, con un portale centrale affiancato da due corpi più bassi e Gehry ha usato la strategia del dividere: in realtà i due corpi formano una figura aperta in cui si percepisce un sottile dinamismo. La danza dell’architettura di Gehry si ferma in una pausa di riflessione come succede nei balletti. In altre residenze invece, i pezzi lasciano spazio al dinamismo, sembrano muoversi e danzare.

Dinamismo di un cane al guinzaglio - Giacomo Balla
Peter Eisenman scopre una tecnica per incorporare il movimento in architettura tramite una riflessione su alcuni dipinti di Balla e Duchamp. C’è un’analogia anche tra architettura e scultura: le rette si trasformano in archi e parabole, come nella scultura di Boccioni “Muscoli in velocità” della quale è attratto Gehry, che sostituisce lo spazio che prima era catturato "attorno" ai volumi uno sforzo che  consiste nel lanciare linee nell’atmosfera circostante.
Per Laban gli impulsi interiori da cui il movimento ha origine sono chiamati “sforzi”.
Dice Laban: "In queste forme artistiche il potere dinamico del creatore è gelosamente custodito nella forma dell'opera. I movimenti che ha usato nel disegnare, nel dipingere o nel modellare hanno caratterizzato il suo lavoro e rimangono fissati nei tratti ancora visibili della matita, del pennello o dello scalpello. L'attività della sua mente si rivela nella forma data al suo materiale.



 
Nudo che scende le scale - Marcel Duchamp


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