lunedì 24 giugno 2013

Modellino di studio dell'area





 

EXTEMPORE



IL BANG !



LA SCACCHIERA









Studio del Kiasma per la scacchiera




Il museo Kiasma di Holl

 
 

 
Attraverso la realizzazione del Museo d’arte contemporanea di Helsinki si può comprendere il discorso sulla centralità della comunicazione nell’architettura degli anni novanta.
Il progettista Steven Holl, dopo aver studiato in università americane, si è fatto strada  negli anni ottanta realizzando opere come gli appartamenti Makuhari in Giappone, la cappella di Sant’ignazio a Seattle, l’istituto di ricerca Cranbrook in Michigan e appunto il Kiasma.
Nella sua avversione rispetto alla ricerca architettonica di quel periodo, Holl ha cercato una via che radicasse concettualmente il perché dell’opera al suo farsi. Inoltre ritiene che il progetto debba basarsi oltre ad un’idea forza, anche su esperienze dirette, fisiche e psicologiche, come il fatto di dover scoprire i flussi, sentire la luce e i materiali dell’architettura. Alcune di queste riflessioni si trovano nel suo libro Anchoring del 1987, un “ancoraggio” fenomenologico che arricchisce la consapevolezza di nuove ispirazioni.
Spesso i progetti di Holl richiamano immagini e simboli tramite la comunicazione e l’uso di processi di metaforizzazione come uno spartito musicale o una spirale. Gli spazi aperti e gli edifici si relazionano l’uno con l’altro creando l’insieme  del progetto.
Il Kiasma di Helsinki è stato progettato in base all’uso di spazi vuoti, rimandi metaforici, ancoraggio al sito e all’esperienza del vivere. È situato in una zona triangolare centralissima della città, posta tra il Parlamento neoclassico di Sigfrid Sirén a ovest, la Stazione ferroviaria di Eliel Saarinen a est, e la Casa Finlandia di Aalto a nord, completando così il disegno urbano previsto da Aalto per le sponde del lago Kamppi.
Il corpo rettilineo della struttura si interseca a incastro nel corpo della galleria che richiama il tema della circolazione ferroviaria e automobilistica, e si arcua avvolgendo il volume prismatico. La galleria inizia con una parte stretta come una coda verso la città e finisce con una grande bocca rivolta verso la Casa Finlandia di Aalto. L’acqua della vasca posta al fianco della struttura ne riflette le forme. Le sue superfici, le forme e la presenza di fabbricati limitrofi fanno comprendere l’asimmetria, la leggerezza e la dinamicità che utilizza Holl nel Kiasma. I flussi si incrociano come nervi, e dal loro intreccio (intertwining), nasce l’architettura.
Il Chiasma, secondo la definizione dello Zingarelli, è una figura retorica nella quale si dispongono in ordine inverso i membri corrispondenti di una frase, oppure è il punto dove le fibre di due nervi ottici s’incontrano nella cavità cranica. Un’immagine metaforica è l’idea di base di un progetto che si articola negli spazi, si organizza nei percorsi raccordandosi alla città e nello stesso tempo diventa il nome del museo stesso.
 
 
 

Tema del movimento in "Architettura e modernità"


Nella parte settima del libro “Architettura e modernità” ritrovo il tema del movimento in architettura affrontato in vari punti.

Partendo dal Kiasma di Steven Holl, che nella sua forma di due corpi intersecati, uno rettilineo e l’altro arcuato che avvolge il volume prismatico, richiama il tema del movimento: immaginando le due linee che partono da direzioni opposte e si incrociano nel punto dove nasce l’edificio. Ma non è solo questo Holl parte dall’esterno, dalla griglia urbana, le preesistenze, i movimenti per manipolare i volumi del museo e da questo inventa nuove dinamicità e spazialità: “i flussi si incrociano come nervi, concettuali e fisici, e dal loro intreccio nasce l’architettura”.
                        
È la volta poi di Santiago Calatrava anch’egli catturato dal movimento delle strutture, non a caso la sua tesi di dottorato riguarda la possibilità delle strutture di piegarsi e racchiudersi. Le sue opere sia che si muovano effettivamente sia che siano ferme suggeriscono sempre la possibilità del movimento: nelle porte pieghevoli dei Magazzini Ernsting in cui ogni asta che compone la chiusura, ruotando lungo una linea curva, si apre e si chiude come le ciglia dell’occhio ottenendo un effetto di tridimensionalità dinamica.
 
Per finire con l’ultimo capitolo in cui incontriamo Frank Gehry e la sua modalità di progettare combinando due arti, da una parte gli spazi concepiti come una scena teatrale, dall’altra la scena che si trasforma perché i suoi personaggi sembrano parlare, muoversi, ballare. Ad esempio la biblioteca  F.Goldwyn, situata a Hollywood, è una struttura in cui gli spazi anche se ridotti, sollecitano a vivere l’edificio in maniera aperta, gioiosa, libera, al suo interno è luminoso. È un edificio che ha uno schema simmetrico, con un portale centrale affiancato da due corpi più bassi e Gehry ha usato la strategia del dividere: in realtà i due corpi formano una figura aperta in cui si percepisce un sottile dinamismo. La danza dell’architettura di Gehry si ferma in una pausa di riflessione come succede nei balletti. In altre residenze invece, i pezzi lasciano spazio al dinamismo, sembrano muoversi e danzare.

Dinamismo di un cane al guinzaglio - Giacomo Balla
Peter Eisenman scopre una tecnica per incorporare il movimento in architettura tramite una riflessione su alcuni dipinti di Balla e Duchamp. C’è un’analogia anche tra architettura e scultura: le rette si trasformano in archi e parabole, come nella scultura di Boccioni “Muscoli in velocità” della quale è attratto Gehry, che sostituisce lo spazio che prima era catturato "attorno" ai volumi uno sforzo che  consiste nel lanciare linee nell’atmosfera circostante.
Per Laban gli impulsi interiori da cui il movimento ha origine sono chiamati “sforzi”.
Dice Laban: "In queste forme artistiche il potere dinamico del creatore è gelosamente custodito nella forma dell'opera. I movimenti che ha usato nel disegnare, nel dipingere o nel modellare hanno caratterizzato il suo lavoro e rimangono fissati nei tratti ancora visibili della matita, del pennello o dello scalpello. L'attività della sua mente si rivela nella forma data al suo materiale.



 
Nudo che scende le scale - Marcel Duchamp


domenica 9 giugno 2013

L'arte del movimento



Il movimento rivela molte cose diverse. È il risultato della tensione verso un oggetto a cui si attribuisce valore, oppure di uno stato mentale. La sua forma e il suo ritmo mostrano la disposizione della persona che si muove in quella particolare situazione. Può caratterizzare uno stato d’animo momentaneo e una reazione fugace, così come dei tratti costanti di una personalità.

(RUDOF VON LABAN)


Rudolf Laban, capostipite indiscusso della danza espressiva tedesca, è l’autore di uno dei testi fondamentali del teatro e della danza di questo secolo. La riflessione labaniana sul teatro si basa su una visione psicofisica del lavoro del performer, ma alcuni dei principi esposti da Laban sono stati applicati anche in ambiti extra-teatrali come ad esempio la terapia di recupero di disabili e malati mentali oppure nell’industria per migliorare l’efficienza dei lavoratori. Nei primi tre capitoli del testo vengono esposti i principi della meccanica del movimento e l’analisi dei quattro fattori del moto (tempo, spazio, flusso ed energia), oltre a una serie di esercizi necessari all’accrescimento dellla consapevolezza delle potenzialità dinamico-espressive del corpo. Ogni movimento viene proposto nel testo attraverso la trascrizione grafica secondo il metodo di notazione ideato da Laban, ad oggi considerato il più efficace sistema di registrazione e preservazione di coreografie. Si alternano inoltre termini di uso quotidiano a dettagliate descrizioni tecniche.

 
I principi di queste teorie inizialmente furono elaborati in Germania, ma Laban dovette scappare perché indagato dalla Gestapo. A 60 anni, in Inghilterra proiettò il suo pensiero verso una nuova prospettiva educativa, elaborando l’idea di una danza intesa come benessere spirituale aperta a tutti. Egli credeva che ogni uomo, dominando il movimento, potesse diventare padrone della propria energia vitale, muscolare ed emozionale. Il gesto diviene significativo tramite movimenti centrifughi e centripeti che si possono distinguere attraverso l’uso di una particolare zona del corpo, delle direzioni che prendono i movimenti e le forme da essi create, dallo sviluppo ritmico dell’intera sequenza e il tempo in cui viene eseguita e la collocazione degli accenti con l’organizzazione delle frasi.
La danza è una poetica dei movimenti del corpo nello spazio che nasce da significati interni all’azione e all’emozione. Laban individuò nell’icosaedro regolare la figura geometrica adatta a studiare e descrivere il movimento umano, perché in esso l’uomo può eseguire tutti i movimenti come in una sfera.

 
Ogni fase del movimento, di trasferimento del peso, ogni minimo gesto di qualsiasi parte del corpo rivela un aspetto del nostro essere. Il movimento nasce da una sollecitazione interna causata da impressioni sensoriali immediate, da stimolazioni volontarie o involontarie interiori, i cosiddetti impulsi al movimento. I differenti caratteri umani dipendono dalla varietà di atteggiamenti possibili verso i fattori di movimento: peso, spazio, tempo, flusso. Il carattere e il temperamento dell’uomo derivano da questi atteggiamenti interiori abituali. In sostanza la rappresentazione attraverso il movimento è il processo che permette la comprensione della personalità nel flusso della vita. Su questa visione complessiva e su una serie essenziale di principi base, Laban sviluppa la sua teoria del movimento e indica la via per raggiungerne la padronanza sulla scena e nella vita attraverso esercizi pratici. Inoltre per apprezzare il significato dei movimenti, bisogna eseguirli così come bisogna ascoltare i suoni.

 



sabato 8 giugno 2013

Incontro con Vincenzo Colella


Il 18 marzo 2013 il prof. Antonino Saggio ha organizzato un incontro con Vincenzo Colella, classe 1915, esponente socialista che è stato catturato e messo in cella di prigionia insieme ad alcuni elementi importanti come Pertini.

Durante l'incontro Colella ha riportato la sua testimonianza sui cambiamenti di tutta l'area del Villaggio Olimpico.

 Nel 1936 durante il campo dux, venne disposta una tendopoli per la manifestazione ginnica fascista.  In tale evento partecipavano centinaia di giovani italiani di tutte le regioni del Regno. In quell’anno il campo dux fu disposto nelle due aree dell’ippodromo e del cinodromo Rondinella.

Durante il dopoguerra, dove attualmente c'è la zona dell'Auditorium, tra la collina di Villa Glori e il Tevere, venne costruito un agglomerato di baracche per gli sfollati in seguito agli eventi bellici. Questa zona è conosciuta come Campo Parioli. Per sgomberare e demolire l'agglomerato, fu colta l'occasione delle Olimpiadi di Roma nel 1960.

Dal 1958 comincia la costruzione del Villaggio Olimpico: dopo aver bonificato la zona, vennero create  le infrastrutture adatte per l'opera (fognature, strade). Il complesso edilizio nuovo, ideato per ospitare gli atleti, venne ultimato e reso agibile nel 1960.

La zona si divide in due aree: quella che faceva parte del Flaminio (viale Tiziano) e quella dei “Parioli Bassi” (opposta a V.le Tiziano).
    Il terreno era composto da creta, sabbia e acqua e l’area era paludosa, ricoperta di canneti. Era necessario effettuare una bonifica.

   L'ingegnere Argenta si occupò delle strutture di sostegno e dell’armatura, contemporaneamente venne costruito il Palazzetto dello Sport di Nervi, definito da Colella come “una tartaruga su poche zampe”.

   In seguito alla bonifica e all’edificazione, il Villaggio Olimpico era composto da tre tipi di costruzioni: le “crocette” di Libera a due piani, le case a tre piani e quelle a quattro/cinque piani che furono costruite nel giro di un anno e otto mesi con quattro miliardi di lire a cui si aggiunsero altri due miliardi di lire a fondo perduto per accelerare i tempi di realizzazione del Villaggio.

   L'istituto per le case popolari aveva dato i fondi per la costruzione. Queste opere edilizie furono consegnate all'I.N.C.I.S. (Istituto Nazionale Case per gli Impiegati dello Stato), ed assegnate tramite concorso ad impiegati dello Stato al termine delle Olimpiadi. Il primo complesso costruito è il quadrilatero, tra via gran Bretagna e via Svezia, poi le "crocette", piazza Jan Pallack che venne dedicata ad un eroe della resistenza cecoslovacca che si diede fuoco in piazza a Praga, per ribellarsi al dominio della dittatura. Successivamente si costruì piazza Grecia, che sarebbe dovuta diventare il centro nevralgico di tutto il complesso del Villaggio. Intorno vennero costruiti una serie di negozi e locali adibiti alla vendita, ma non furono mai utilizzati a questo scopo.

    Nei pressi di via Bulgaria, c’era un grande spazio libero dove vennero costruiti vari servizi. Dove oggi c’è il supermercato vi era la mensa del villaggio. Di fronte al complesso ottagonale si poteva passeggiare su due parti, e sulle aiuole centrali furono sistemate varie attrezzature da utilizzare come passatempo, ma erano provvisorie e venivano smantellate per dar luogo ai giochi olimpici.

    Le case furono assegnate ad impiegati statali, ma la velocità di realizzazione dei lavori portò molti problemi ed incurie all'interno degli appartamenti. Da ciò derivarono molte lamentele, dovute anche al prezzo di affitto troppo elevato, non corrispondente al valore dell’immobile.

 Inoltre si venne a creare un problema economico. L'I.N.C.I.S. ha dovuto ritrattare i due miliardi a fondo perduto e non avevano un luogo dove riunirsi. Solo dopo venne stabilita una sede in piazza Grecia (sede dei combattenti). Oltre ai reclami gli abitanti fecero la richiesta di costruire una chiesa.
L'I.N.C.I.S. comunque aveva tenuto 48 milioni da destinare ad un centro sociale.

 La cappella che iniziarono a costruire a via di Gran Bretagna fu giudicata una stortura nel complesso residenziale. Attingendo al fondo perduto dell'I.N.C.I.S., alla fine il centro sociale venne realizzato in fondo a piazza Grecia, ma non fu mai utilizzato come tale, bensì come cappella parrocchiale, poi venduta all'indomani della realizzazione della chiesa di San Tiziano inaugurata nel 66/67.

 Nel 1973 venne revocato l’I.N.C.I.S. e il capitale residuo del Villaggio Olimpico venne gestito dall’amministrazione delle case popolari, che iniziò la vendita degli appartamenti, beneficiando del 10% sulla vendita della casa. A ciò si aggiunse l’aumento delle spese di gestione.
Oggi, la generazione assegnataria delle case del villaggio olimpico, è scomparsa. I nuovi abitanti hanno acquistato la casa, rinnovandola all’interno.

    Alla domanda di uno studente “cosa manca ai giorni nostri al villaggio olimpico?”, Colella risponde:
“Il calore umano, la socialità. Come si crea un centro umano? Oggi è un ambiente arido, pieno di presunzione. Chi è analfabeta di esperienze vive le situazioni, ma non lascia il segno. L’eccesso di notizie che vi colpisce, crea l’assenza. Non si pensa, non si ha tempo di fissare nella memoria ciò che è importante, e impedire che altro subentri a cancellarla. Tutto ciò che noi costruiamo lo facciamo su una serie di memorie, di quello che abbiamo visto e vissuto. Bisogna essere presi. Attenti! Per ricordare, dovete immaginare la vita come un immenso mosaico dove ciascuno di noi è una pietruzza, vera, sfumata, opaca o brillante.”

giovedì 4 aprile 2013

LIBRI: compagni di viaggio


I libri da leggere come "compagni di viaggio" per la consegna del 10 Aprile.
Un libro che possa rappresentare una ispirazione per il nostro progetto e il libro guida del laboratorio del Prof. Saggio.

consegna del 18 Marzo



sabato 16 marzo 2013

Impressioni sulla lezione del 13 Marzo

 
Città che si forma e solidifica in un processo storico legato alla rivoluzione industriale il cui principio è quello della catena di montaggio che si tramuta nell'idea di città con lo Zoning: la città si organizza per fasi produttive, omogenee e distinte, unite come nastri trasportatori. Gli ingranaggi che ruotano e al loro interno i simboli del mondo della rotazione.