martedì 25 giugno 2013
lunedì 24 giugno 2013
Il museo Kiasma di Holl
Attraverso la
realizzazione del Museo d’arte contemporanea di Helsinki si può comprendere il
discorso sulla centralità della comunicazione nell’architettura degli anni
novanta.
Il progettista
Steven Holl, dopo aver studiato in università americane, si è fatto strada negli anni ottanta realizzando opere come gli
appartamenti Makuhari in Giappone, la cappella di Sant’ignazio a Seattle,
l’istituto di ricerca Cranbrook in Michigan e appunto il Kiasma.
Nella sua
avversione rispetto alla ricerca architettonica di quel periodo, Holl ha
cercato una via che radicasse concettualmente il perché dell’opera al suo
farsi. Inoltre ritiene che il progetto debba basarsi oltre ad un’idea forza,
anche su esperienze dirette, fisiche e psicologiche, come il fatto di dover
scoprire i flussi, sentire la luce e i materiali dell’architettura. Alcune di
queste riflessioni si trovano nel suo libro Anchoring
del 1987, un “ancoraggio” fenomenologico che arricchisce la consapevolezza di
nuove ispirazioni.
Spesso i
progetti di Holl richiamano immagini e simboli tramite la comunicazione e l’uso
di processi di metaforizzazione come uno spartito musicale o una spirale. Gli
spazi aperti e gli edifici si relazionano l’uno con l’altro creando
l’insieme del progetto.
Il Kiasma di
Helsinki è stato progettato in base all’uso di spazi vuoti, rimandi metaforici,
ancoraggio al sito e all’esperienza del vivere. È situato in una zona
triangolare centralissima della città, posta tra il Parlamento neoclassico di
Sigfrid Sirén a ovest, la Stazione ferroviaria di Eliel Saarinen a est, e la
Casa Finlandia di Aalto a nord, completando così il disegno urbano previsto da
Aalto per le sponde del lago Kamppi.
Il corpo
rettilineo della struttura si interseca a incastro nel corpo della galleria che
richiama il tema della circolazione ferroviaria e automobilistica, e si arcua
avvolgendo il volume prismatico. La galleria inizia con una parte stretta come
una coda verso la città e finisce con una grande bocca rivolta verso la Casa
Finlandia di Aalto. L’acqua della vasca posta al fianco della struttura ne
riflette le forme. Le sue superfici, le forme e la presenza di fabbricati
limitrofi fanno comprendere l’asimmetria, la leggerezza e la dinamicità che
utilizza Holl nel Kiasma. I flussi si incrociano come nervi, e dal loro
intreccio (intertwining), nasce
l’architettura.
Il Chiasma,
secondo la definizione dello Zingarelli, è una figura retorica nella quale si
dispongono in ordine inverso i membri corrispondenti di una frase, oppure è il
punto dove le fibre di due nervi ottici s’incontrano nella cavità cranica.
Un’immagine metaforica è l’idea di base di un progetto che si articola negli
spazi, si organizza nei percorsi raccordandosi alla città e nello stesso tempo
diventa il nome del museo stesso.
Tema del movimento in "Architettura e modernità"
Nella parte settima del libro
“Architettura e modernità” ritrovo il tema del movimento in architettura
affrontato in vari punti.
Partendo dal Kiasma di Steven Holl, che nella sua forma di due corpi intersecati, uno rettilineo e l’altro arcuato che avvolge il volume prismatico, richiama il tema del movimento: immaginando le due linee che partono da direzioni opposte e si incrociano nel punto dove nasce l’edificio. Ma non è solo questo Holl parte dall’esterno, dalla griglia urbana, le preesistenze, i movimenti per manipolare i volumi del museo e da questo inventa nuove dinamicità e spazialità: “i flussi si incrociano come nervi, concettuali e fisici, e dal loro intreccio nasce l’architettura”.
È la volta poi di Santiago Calatrava anch’egli catturato dal movimento delle strutture, non a caso la sua tesi di dottorato riguarda la possibilità delle strutture di piegarsi e racchiudersi. Le sue opere sia che si muovano effettivamente sia che siano ferme suggeriscono sempre la possibilità del movimento: nelle porte pieghevoli dei Magazzini Ernsting in cui ogni asta che compone la chiusura, ruotando lungo una linea curva, si apre e si chiude come le ciglia dell’occhio ottenendo un effetto di tridimensionalità dinamica.
Per finire con l’ultimo capitolo in cui incontriamo Frank Gehry e la sua modalità di progettare combinando due arti, da una parte gli spazi concepiti come una scena teatrale, dall’altra la scena che si trasforma perché i suoi personaggi sembrano parlare, muoversi, ballare. Ad esempio la biblioteca F.Goldwyn, situata a Hollywood, è una struttura in cui gli spazi anche se ridotti, sollecitano a vivere l’edificio in maniera aperta, gioiosa, libera, al suo interno è luminoso. È un edificio che ha uno schema simmetrico, con un portale centrale affiancato da due corpi più bassi e Gehry ha usato la strategia del dividere: in realtà i due corpi formano una figura aperta in cui si percepisce un sottile dinamismo. La danza dell’architettura di Gehry si ferma in una pausa di riflessione come succede nei balletti. In altre residenze invece, i pezzi lasciano spazio al dinamismo, sembrano muoversi e danzare.
Dinamismo di un cane al guinzaglio - Giacomo Balla |
Per Laban gli impulsi interiori da cui il movimento ha origine sono chiamati “sforzi”.
Dice Laban: "In queste forme artistiche il potere dinamico del creatore è gelosamente custodito nella forma dell'opera. I movimenti che ha usato nel disegnare, nel dipingere o nel modellare hanno caratterizzato il suo lavoro e rimangono fissati nei tratti ancora visibili della matita, del pennello o dello scalpello. L'attività della sua mente si rivela nella forma data al suo materiale.
domenica 9 giugno 2013
L'arte del movimento
Il movimento rivela molte cose
diverse. È il risultato della tensione verso un oggetto a cui si attribuisce
valore, oppure di uno stato mentale. La sua forma e il suo ritmo mostrano la
disposizione della persona che si muove in quella particolare situazione. Può
caratterizzare uno stato d’animo momentaneo e una reazione fugace, così come
dei tratti costanti di una personalità.
(RUDOF VON LABAN)
Rudolf Laban, capostipite indiscusso della danza espressiva tedesca, è l’autore di uno dei testi fondamentali del teatro e della danza di questo secolo. La riflessione labaniana sul teatro si basa su una visione psicofisica del lavoro del performer, ma alcuni dei principi esposti da Laban sono stati applicati anche in ambiti extra-teatrali come ad esempio la terapia di recupero di disabili e malati mentali oppure nell’industria per migliorare l’efficienza dei lavoratori. Nei primi tre capitoli del testo vengono esposti i principi della meccanica del movimento e l’analisi dei quattro fattori del moto (tempo, spazio, flusso ed energia), oltre a una serie di esercizi necessari all’accrescimento dellla consapevolezza delle potenzialità dinamico-espressive del corpo. Ogni movimento viene proposto nel testo attraverso la trascrizione grafica secondo il metodo di notazione ideato da Laban, ad oggi considerato il più efficace sistema di registrazione e preservazione di coreografie. Si alternano inoltre termini di uso quotidiano a dettagliate descrizioni tecniche.
La danza è una poetica dei movimenti del corpo nello spazio che nasce da significati interni all’azione e all’emozione. Laban individuò nell’icosaedro regolare la figura geometrica adatta a studiare e descrivere il movimento umano, perché in esso l’uomo può eseguire tutti i movimenti come in una sfera.
sabato 8 giugno 2013
Incontro con Vincenzo Colella
Il 18 marzo 2013 il prof.
Antonino Saggio ha organizzato un incontro con Vincenzo Colella, classe 1915,
esponente socialista che è stato catturato e messo in cella di prigionia
insieme ad alcuni elementi importanti come Pertini.
Durante l'incontro Colella ha
riportato la sua testimonianza sui cambiamenti di tutta l'area del Villaggio
Olimpico.
Durante il dopoguerra, dove
attualmente c'è la zona dell'Auditorium, tra la collina di Villa Glori e il
Tevere, venne costruito un agglomerato di baracche per gli sfollati in seguito
agli eventi bellici. Questa zona è conosciuta come Campo Parioli. Per
sgomberare e demolire l'agglomerato, fu colta l'occasione delle Olimpiadi di
Roma nel 1960.
Dal 1958 comincia la
costruzione del Villaggio Olimpico: dopo aver bonificato la zona, vennero
create le infrastrutture adatte per
l'opera (fognature, strade). Il complesso edilizio nuovo, ideato per ospitare
gli atleti, venne ultimato e reso agibile nel 1960.
La zona si divide in due aree:
quella che faceva parte del Flaminio (viale Tiziano) e quella dei “Parioli
Bassi” (opposta a V.le Tiziano).
Il terreno era composto da creta, sabbia e acqua e l’area
era paludosa, ricoperta di canneti. Era necessario effettuare una bonifica.
In seguito alla bonifica e all’edificazione, il Villaggio
Olimpico era composto da tre tipi di costruzioni: le “crocette” di Libera a due
piani, le case a tre piani e quelle a quattro/cinque piani che furono costruite
nel giro di un anno e otto mesi con quattro miliardi di lire a cui si
aggiunsero altri due miliardi di lire a fondo perduto per accelerare i tempi di
realizzazione del Villaggio.
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